Riprendiamo un tema di grande attualità che sta facendo discutere il mondo del vino e non solo. La nuova Pac, la Politica agricola comune, che entrerà in vigore da gennaio 2023 apre ai vini parzialmente senza alcol anche tra quelli Dop e Igp. È in corso la trattativa tra Consiglio e Parlamento europeo. Il 25 e 26 maggio ci sarà un altro incontro tra i negoziatori, che avrà sul tavolo tutti i dossier riguardanti la nuova politica agricola. Ma il mondo del vino è in subbuglio.
Sull’argomento in questi giorni sono intervenuti numerosi media, fra questi ha raccolto i primi commenti Francesca Basso del Corriere della Sera (link all’articolo completo ) che fra l’altro ha puntualizzato queste posizioni:
Coldiretti: «La proposta prevede di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua». Il presidente Ettore Prandini: «Togliere l’alcol dal vino sarebbe un precedente pericolosissimo che metterebbe fortemente a rischio l’identità del prodotto vinicolo italiano ed europeo, anche perché la definizione “naturale” e legale del vino vigente in Europa prevede il divieto di aggiungere acqua
La Commissione Ue: «La proposta non contiene alcun riferimento all’aggiunta di acqua nel vino» per mantenere il volume iniziale di prodotto quando si vuole azzerare la gradazione per mettere in commercio vini senza alcol. L’eurodeputato Paolo De Castro: «nessuna norma potrà essere imposta ai viticoltori, perché la scelta finale su un’eventuale modifica del proprio prodotto rimarrà nelle loro mani, con i necessari cambiamenti dei rigidi disciplinari interni di produzione» Dop e Igp… un vino senza alcol non può essere definito tale, per questo il Parlamento Ue si è sempre espresso contro, anche se comprendiamo le opportunità commerciali e d’export che vini a basso tenore alcolico avrebbero in alcuni mercati».
Unione italiana vini: si dice «attenta» al tema dei vini dealcolati. Per il segretario generale Paolo Castelletti «è importante che queste nuove categorie rimangano all’interno della famiglia dei prodotti vitivinicoli, come tra l’altro riconosciuto dall’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv), per evitare che possano divenire business di altre industrie estranee al mondo vino e che dunque siano le imprese italiane a rispondere alle richieste di mercato (specialmente di alcuni Paesi asiatici)»
Il parere del direttore del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese Carlo Veronese: Le denominazioni rappresentano la nostra tradizione e la tradizione non cambia seguendo le mode. Intanto non bisogna commettere errori di interpretazione : si parla di vino dealcolato. E la questione non dovrebbe riguardare Docg o Doc, per gli altri vini non dovrebbe essere un problema. La proposta insegue tendenze e desiderata diversi e soprattutto i mercati di Paesi che chiedono prodotti diversi. In conclusione il vino senza alcool non è vino quindi di quale prodotto stiamo parlando?