RED BOLLA, NEW BONARDA
UNA NUOVA CAMPAGNA PER L’OLTREPÒ PAVESE
Parte un progetto di comunicazione fra social, carta stampata e affissioni anche dinamiche, che vuole conquistare Milano ma non solo, proponendo con nuovi spunti creativi i valori di una Doc contemporanea, forte della sua tradizione e popolarità, una DOC d’Oltrepò Pavese



La Bonarda DOC
Regina dell’Oltrepò Pavese

Carta d’identità
ZONA DI PRODUZIONE
VITIGNO
disgiuntamente, fino a un massimo del 15%
RESA DELL’UVA IN VINO 70% AFFINAMENTO
GRADAZIONE ALCOLICA MINIMA
ACIDITÀ TOTALE MINIMA
4,5 g/l
ESTRATTO SECCO MINIMO
20 g/l
IMMISSIONE AL CONSUMO
I vini a Denominazione di Origine Controllata Bonarda dell’Oltrepò Pavese devono essere immessi al consumo in bottiglie di vetro di capacità non superiore a 1,5 litri.
CONFEZIONAMENTO
Sulle bottiglie o altri recipienti contenenti Bonarda dell’Oltrepò Pavese DOC deve essere riportata l’indicazione dell’annata di vendemmia da cui il vino deriva. Tale indicazione è facoltativa per la tipologia Frizzante.
COLORE
Rosso rubino con riflessi violacei.
ODORE
Profumo intenso e gradevole.
SAPORE
Secco, abboccato, amabile talvolta vivace, leggermente tannico.
Disciplinare
Scarica il disciplinare in formato pdf
Abbinamenti ideali

Per raggiungere questo paradiso del gusto, bisogna degustare il vino accompagnato da spesse fette di salame; naturalmente ancor meglio se si tratta di quello di Varzi DOP.
La Bonarda frizzante va comunque d’accordo anche con alcuni dei piatti tipici della tradizione culinaria dell’Oltrepò Pavese, come per esempio il risotto con pasta di salame, fagioli dall’occhio e riduzione di vino.
Con le versioni sia ferma sia frizzante è da provare anche il salame d’oca di Mortara, sempre locale, oppure gli agnolotti ripieni e le paste asciutte con sughi di carne.
Tra i secondi, se si rimane sul territorio, la Bonarda asseconda bene la trippa di vitello alla pavese, con lardo battuto, pomodori ed erbe aromatiche, oppure gli uslin scapà, gli “uccellini scappati”, piatto nato dall’esigenza di sostituire la mancanza di selvaggina utilizzando invece la carne di manzo o vitello.
Ma sono molti, i giovani soprattutto, ad abbinarla anche a cucina più internazionale dall’hamburger con le patatine ad alcune portate della cucina giapponese o messicana.



La croatina e il suo territorio

Oltrepò Pavese e Croatina, un matrimonio enologico fortunato.
L’ambiente e il terroir delle zone dell’Oltrepò Pavese hanno favorito il radicamento della Croatina; inoltre la sua resistenza all’oidio, malattia delle piante causata da funghi, ha fatto sì che i produttori locali si affidassero a questo vitigno autoctono anziché scegliere viti meno resistenti. In epoca postfillossera, per di più, la Croatina ha dimostrato un’incredibile adattabilità ai portainnesti, caratteristica che ne ha ulteriormente agevolato la diffusione in vigna.
La Croatina è vitigno dal grappolo molto lungo, abbastanza grande e alato, che richiede molte cure di potatura e di allestimento dei vigneti, consentendo la produzione di un vino dal colore rosso intenso, con profumi di frutti di bosco e spuma effervescente, che può accompagnare semplici antipasti così come l’intero pasto. Molto versatile, è apprezzata anche all’estero in abbinamento a piatti internazionali, persino alcuni di pesce. È allevata preferibilmente con sistema Guyot; la fittezza dell’impianto ottimale oscilla dai 4.000 ai 4.500 ceppi per ettaro, ma molti produttori arrivano fino a 5.000 o anche di più, circostanza che attesta la volontà odierna di produrre un vino di altissima qualità.